Quante volte ci siamo ritrovati a puntare il dito contro qualcuno considerandolo la causa del nostro male?

Se ti è capitato, non preoccuparti.. è una cosa che accomuna tantissimi di noi!

Tuttavia, questo nostro atteggiamento ci limita nella nostra crescita e finiamo col danneggiarci senza rendercene conto.

Ma la buona notizia è che possiamo uscire da questa abitudine tossica e iniziare a costruire per noi una vita più consapevole e soddisfacente.

Perché puntiamo il dito contro il mondo?

Iniziamo con il comprendere le motivazioni che ci spingono a trovare i colpevoli di molti nostri dolori e fallimenti all’esterno, scrollandoci spesso di ogni responsabilità (o quasi).

Ps: questo articolo potrà lasciarci una sensazione di fastidio e amaro in bocca, perché parla a quelle nostre parti che più abbiamo difficoltà ad affrontare in maniera sincera.

Vita idealizzata vs Vita reale

Fino a prova contraria, abbiamo una sola vita e per questo sin da bambini fantastichiamo su di essa, sognando successi, amore e riconoscimenti.

C’è chi sogna di diventare un calciatore o un astronauta, chi di diventare un medico brillante o una ballerina di successo ecc.

Ma poi qualcosa accade, semplicemente la vita scorre, il tempo va avanti e senza neanche che ce ne accorgiamo ci ritroviamo ragazzi e poi adulti.

Non potendo più riavvolgere indietro il nastro del tempo, ora quei sogni “infantili” ci appaiono sempre più lontani ed irrealizzabili, quindi ne costruiamo altri, più adatti al percorso che ci siamo trovati a percorrere.

Magari diamo la colpa per non essere diventati calciatori o ballerine ai nostri genitori che non ci hanno iscritto a scuola di calcio/danza e non hanno creduto in noi, agli insegnanti che non erano capaci di tirare fuori il nostro potenziale, ad un infortunio, ecc.

O quel test di medicina era troppo assurdo e difficile, o semplicemente “siamo sfortunati“.

L’abile inganno della nostra mente

è proprio qui che iniziamo a deresponsabilizzarci e a puntare il dito contro qualsiasi cosa che non sia Noi, perché la frattura tra i nostri sogni e la realtà in cui ci troviamo può essere molto dolorosa e la sensazione di fallimento può farci sentire inutili.

La nostra mente a questo punto prova a proteggerci da tutte queste sensazioni, seppellendo nelle profondità dell’inconscio queste scomode verità che non ci fanno sentire bene con noi stessi e le proietta all’esterno.

Iniziamo a perdere potere e controllo sulla nostra vita, dando maggiore importanza al destino, fortuna e sfortuna, o più semplicemente cerchiamo di non pensarci.

La psicologia del “locus of control”

In psicologia si utilizza il termine “locus of control” per indicare quanto una persona abbia coscienza di avere controllo e responsabilità sulla propria vita.

Locus of control interno: la persona ha un ottimo controllo della propria vita ed è cosciente che le proprie scelte e le proprie azioni sono il motore principale del proprio successo o insuccesso.

Questi individui non negano che possano accadere eventi esterni che possano sconvolgere la propria vita anche a volte con un impatto violento, ma sanno che la differenza la farà come loro poi reagiranno a questi imprevisti.

Locus of control esterno: buona parte della popolazione invece da maggior importanza agli eventi esterni e alla sfortuna per i loro insuccessi.

Ad ogni cosa “andata male” trovano le cause esterne e che poco o nulla hanno a che fare con loro e vivono con il dito costantemente puntato contro qualcuno (familiari, estranei, disgrazie, sfortune, maledizioni, politici e complotti mondiali contro di loro).

Perché è importante sviluppare un locus of control interno?

Semplicemente perché se non ci sentiamo padroni della nostra esistenza, ci lasceremo tutta la vita far trascinare dalla corrente degli eventi, senza far mai nulla per migliorarla.

Bisogna responsabilizzarsi, il che non significa colpevolizzarsi duramente di continuo, ma rendersi conto che siamo noi i capitani della nave e che possiamo riprendere la rotta da noi desiderata se solo lo vogliamo veramente.

La polvere sotto il tappeto: rabbia repressa, insoddisfazione e tristezza

Nonostante l’abile lavoro della nostra mente, ci capita (specialmente quando ci troviamo soli con noi stessi) di iniziare a sentire una strana sensazione di disagio alla quale non riusciamo a dare forma e nome.

Ma il nostro cervello, non ci sta realmente ripulendo di quei pensieri e sensazioni fastidiose, semplicemente fa un po’ come una casalinga svogliata che getta la polvere sotto il tappeto.

Si è vero un po’ come la polvere, anche quei pensieri non li vediamo più.. ma per quanto tempo?

Un tappeto non può coprire troppa polvere e sporcizia, prima o poi fuoriuscirà e diventerà faticoso poi spazzarla tutta quanta via.

Il nostro cervello è sicuramente più capiente di un tappeto, ma neanche lui ha un magazzino infinito nell’inconscio e prima o poi quel negativo seppellito accuratamente farà breccia nella nostra mente e la invaderà letteralmente.

Se non ci lavoriamo in tempo, quello che ci inonderà si trasformerà in rabbia repressa, e sensazioni di tristezza ed insoddisfazione che possono diventare croniche spegnendoci a poco a poco.

Gli “altri” la causa dei nostri mali

Nelle relazioni di coppia: Una relazione fallisce? “sono sfortunato/a” “tutti i pazzi li incontro io” “gli altri sono egoisti”

Avete mai sentito una persona colpevolizzarsi per la fine di una relazione? Sono casi più unici che rari (specialmente quelli che lo dicono in modo sincero).

Ma se gli altri sono sempre quelli sbagliati e schifosi, è credibile che noi siamo sempre le uniche persone belle, sincere, meritevoli d’amore?

Vi sembra un locus of control interno questo..?

Nelle amicizie: similmente alle relazioni intime e sentimentali, anche nelle amicizie non mancano numerose delusioni.

Anche qui a chi si da generalmente la colpa? Sai già la risposta..

Ci ricordiamo sempre le mancanze e i torti ricevuti dagli altri, ma quando qualcuno ci chiede “e tu cosa hai fatto di male”?

La risposta sarà quasi sempre “Io, niente.”

O siamo la perfezione scesa in terra, o forse non riusciamo a darci responsabilità scomode.

Nella realizzazione personale: qui l’inganno è probabilmente ancora più subdolo e potente.

Ci viene estremamente complicato fare un analisi quanto più sincera ed oggettiva possibile sul nostro percorso di vita e su come ci sentiamo realmente.

Non facciamo un lavoro di introspezione per paura di vedere tutta quella sporcizia nascosta sotto il tappeto, finché non diventiamo incapaci di guardarci dentro.

Vediamo questo processo d’auto-inganno con una tabella “simpatica” per alleggerire la pesantezza dell’argomento.

NoiI nostri sognila nostra realtài nostri pensieri
5 annivoglio fare l’astronauta!poppiamo latte e poco piùunicorni *__*
12 annida grande voglio diventare un bravo medicoviviamo gioie e dolori con i compagnettiunicor… ah no sono troppo grande per questo
18 annivoglio diventare ricconon muoviamo passi concreti verso l’obiettivodisco, sesso, uscire tutti i giorni e “che palle i miei genitori sono soffocanti!”
25 annivoglio una persona che mi ama e una bella carrierasaltiamo da una relazione tossica all’altra e costruiamo pocosono nel pieno dei miei anni, diventerò una persona felice e di successo!
35 annivabbè quello che viene mi prendo!iniziamo a realizzare la differenza tra sogni e la nostra realtàil mondo fa schifo e non si ci può fidare di nessuno
50 anninon vedo l’ora di andare in pensione lavoro di *****routine e monotonia per buona parte della vitache stanchezza, tutte le giornate uguali e senza stimoli.. ma devo portare il pane a casa
65 annioh finalmente mi posso godere la vitache palle mia moglie/marito, dai per fortuna la prossima settimana arrivano i nipotiniOra viaggi, relax, divertimento e 0 pensieri! Si parte
80 anniSe solo potessi tornare indietro…che dolore questa schiena.. Perché non mi vengono a trovare? Accendo la tv, a quest’ora fanno 100 vetrine! 🙁

Ovviamente si tratta di una tabella ironica, con lo scopo di strapparvi un sorriso ma allo stesso tempo lasciarvi un amaro in bocca che vi spinga a fare di tutto per non arrivare alle ultime fasi della vita in quei quadranti.

Come uscirne e vivere più felici

Come riassumere tutto questo: puntiamo il dito contro l’esterno perché contro di noi sarebbe troppo difficile da fare, e gli altri, il mondo e la sfortuna diventano il capro espiatorio su cui scaricare tutta quella carica negativa che ci appartiene.

Ma come abbiamo visto, lamentarci e incolpare l’universo per ciò che non va, non farà migliorare la nostra vita, anzi ci porterà a perderne il controllo.

Quindi prendiamo consapevolezza che se nella vita molte cose non sono andate come volevamo è anche (e soprattutto) responsabilità nostra!

Iniziamo più a pensare “cosa posso fare per migliorare questo nella mia vita” “come posso raggiungere quel risultato” ecc. piuttosto che riempirci di pensieri nocivi e falsi.

Per raggiungere gli obiettivi che desideriamo (che siano essi economici, relazionali, sociali, sentimentali ecc.) non vi sono scorciatoie, ma solo dedizione ed duro lavoro.

Se vogliamo cambiare la nostra vita, possiamo farlo, ma non da domani.. da oggi!

Iniziamo a puntare il dito verso noi stessi, realizziamoci ed inseguiamo i nostri sogni, infondo ce lo meritiamo.

Un saluto da SplendidaMente

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1 commento su “Incolpare gli altri per i propri errori: la sindrome del deresponsabilizzato”

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